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le Aziende italiane all'Estero, bilancio nettamente positivo!

Continua a crescere a ritmi sostenuti l'attività all'estero delle imprese italiane di costruzione. 
Nel 2013 il fatturato fuori confine è cresciuto di un altro 8,6%, arrivando a 9,5 miliardi di euro, in nove anni, dal 2004 al 2013, i ricavi esteri dei costruttori italiani sono triplicati, da 3 a 9,5 miliardi, salendo dal 30% al 60% del fatturato totale. 
I dati dell'ultimo Rapporto estero dell'Ance, presentati al ministero degli Affari esteri, fotografano la mutazione avvenuta da parte delle grandi imprese italiane di costruzione, e di alcune medie imprese con buona specializzazione, nell'ultimo decennio: mentre il mercato italiano dell'edilizia e delle infrastrutture crollava, queste imprese hanno scommesso, vincendo, sulla crescita mondiale del mercato delle costruzioni.
Nell'ultimo anno monitorato (2013) le imprese hanno acquisito 319 nuove commesse per complessivi 17 miliardi di euro, di cui 11 miliardi di quota italiana (il 44% in più rispetto alle commesse 2012), e il portafoglio complessivo è salito a 39 miliardi. 
Interessante notare nel corso degli ultimi anni un riposizionamento dei mercati di riferimento per le imprese italiane di costruzione: mentre in passato erano tradizionalmente forti nei paesi deboli, soprattutto i paesi emergenti, progressivamente la presenza delle imprese italiane si è rafforzata in Europa, Nord America e comunque su mercati più stabili, meno esposti al rischio politico ma naturalmente più competitivi. 
Tra le zone di maggior presenza dei costruttori italiani (in termini di valore delle commesse):
  1. Sud America (in calo però dal 28 al 24,7%) 
  2. Medio Oriente (che sale dal 10 al 16,3%)
  3. Africa sub sahariana all'11,6%
  4. Nord Africa al 10,8%
  5. Europa extra Ue al 10,5%
  6. Ue al 9%
  7. Nord America al 6%, 
  8. Centro America al 5,7%.

Le grandi imprese non nascondono anche un certo fastidio per le sanzioni internazionali contro la Russia. L'impresa italiana più attiva è Astaldi: «Le sanzioni colpiscono soprattutto il credito, e le banche europee sono costrette ad applicare le più' severe sanzioni americane, per non incorrere a loro volta in sanzioni Usa. Noi per ora stiamo andando avanti con l'aeroporto di San Pietroburgo e la tangenziale, ma sulle molte nuove commesse a cui stavamo puntando c'è preoccupazione».
Danil Esposito

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